martedì 9 febbraio 2010

Perplessità nucleari laziali.


Destano un misto di sorriso e stupore i recenti attacchi di Giuseppe Parroncini, assessore alle reti territoriali energetiche della Regione Lazio, rivolti al ministro Scajola, reo di avere impugnato, impudentemente quanto legittimamente, dinanzi alla corte Costituzionale, le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata con le quali veniva affermata la netta contrarietà all’installazione degli impianti nucleari.

Invece di scandalizzarsi a posteriori, perché non si è fatto promotore di una identica iniziativa nell’ambito del consiglio regionale, in maniera da uniformarsi a quei consessi (soprattutto Puglia e Basilicata) che le loro scelte ecocompatibili le hanno dimostrate nei fatti e non a parole?

Perché la Regione Lazio si è limitata a presentare solamente un ricorso presso la Corte Costituzionale - per i profili di incostituzionalità rilevati e riguardanti le procedure previste per la definizione dei siti e per i processi autorizzativi delle centrali - invece di darsi una norma che avrebbe costituito ben altro ostacolo alla volontà del governo d’insediare strutture nucleari nella nostra regione?

“Nel Lazio deve decidere il Lazio” sentenzia l’assessore. L’unica cosa che, al di là dei proclami indignati, a tutt’oggi possiamo constatare, è che il Lazio, in attesa che l’On. Ugo Sposetti (nostalgico dell’atomo a Montalto di Castro) e altri settori del PD si convertano al verbo antinuclearista, a differenza di Puglia, Campania e Basilicata, su questa materia ancora non ha deciso, mentre su molte concernenti la devastazione del territorio, come la costruzione dell’ autostrada, le sue decisioni le ha già prese e da un bel pezzo.



Tarquinia Democratica

2 commenti:

  1. Ma non è lo stesso Parroncini che stava appresso a Marrazzo che è venuto a raccontarci che avrebbe lottato contro la riconversione di TVN per poi andare organizzare gli affari tra comuni e Enel?
    Bella faccia tosta!
    E chi si fida di uno come questo.

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  2. Can che abbaia non morde. Soprattutto poi in fase di campagna elettorale. A meno che uno non sia un cane sciolto.


    Canis in fabula

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